venerdì 16 dicembre 2016

Al Museo del carbone

Noi alunni della 1a B, 2a B, 3a B, 1a A e 1a C, insieme alle classi quinte di via Cagliari, di via Tirso e di via Cavour, abbiamo visitato il Museo del Carbone a Carbonia, divisi in due gruppi nei giorni 14 e 15 dicembre.
Il Museo del Carbone, presso la grande Miniera di Serbariu a Carbonia è stato inaugurato il 3 novembre 2006. Il sito minerario, inattivo dal 1964 è stato recuperato e ricostruito a fini museali e didattici. Dapprima abbiamo visitato la mostra “In miniera tra i presepi”, allestita nella lampisteria, dove erano presenti anche i presepi creati da ciascuna delle nostre classi, come abbiamo avuto modo di illustravi nella precedente edizione del giornalino.
La lampisteria è sede dell'esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. Accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e videointerviste ai minatori, che hanno colpito la nostra attenzione.
Successivamente, caschetto in testa e accompagnati da una guida esperta e comunicativa, siamo scesi nella galleria sotterranea, che mostra l'evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni '30 fino alla cessazione delle attività, in ambienti perfettamente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive. La sala argani, infine, conserva intatte al suo interno le grandi ruote dell'argano con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote e cariche di carbone.
Per estrarre il carbone furono reclutati lavoratori da tutta Italia, raggiungendo il numero di 18.000.
I minatori lavorano 24 ore su 24 divisi su tre turni. Un lavoro faticoso e molto pericoloso, con cui i minatori mantenevano le loro famiglie, e che ha reso disponibile tra gli anni ’30 e ’50 una delle più importanti risorse energetiche d’Italia.
Lorenzo Muscas e Marta Cadeddu,  2a




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